italiano | english














マタンゴ  - MATANGO

Ishirô Honda
1963  Japan  89'

Dei naufraghi finiscono in una misteriosa isola dove pare non ci sia niente di commestibile. Ma una donna del gruppo assaggia degli strani funghi ritenuti velenosi... Indiscusso capolavoro di Honda, distribuito in Italia solo 10 anni più tardi. Per gli esperti il film è la variante più originale, e d'autore, delle tante sentite metafore del cinema nipponico sulle mutazioni indotte dalla contaminazione atomica. Per alcuni invece è solo una critica verso la “corruzione” delle droghe psichedeliche anche se nel 1963 non erano ancora di “moda”. Liberamente tratto dalla novella “The Voice In The Night” del 1907 di William Hope Hogdson, come recitano i titoli di testa, anche se esistono pareri critici disparati che lo paragonano invece ad altre novelle del medesimo autore come “The Boats Of The Glen Carring” o addirittura a “The Ghost Pirates” (?!). Gli effetti speciali sono come sempre affidati all'abilissimo Eiji Tsubura, assiduo collaboratore di Honda nonché principale creativo della scuderia Toho dei tempi. Secondo il fumettista Maurizio Ercole (autore tra l'altro dell'indispensabile volume sul cinema fantastico nipponico “Creature D'Oriente”, Tarab, 1998), il nome del film viene preso dal fungo Astraeus hygrometricus che in gergo giapponese viene chiamato mamatango.


Ishirô Honda (1911-1993) Sicuramente il regista giapponese che vanta la maggiore esportazione di film in occidente. Ottimo artigiano specializzatosi principalmente in kaijû-eiga e sf (tutti ingenuamente ultra militaristi), famoso per essere il papà di “Godjira”; Suo infatti il primo – e serissimo – godzilla movie del 1954, in seguito trasformato dalla Toho, visto il successo planetario, in un personaggio per ragazzi e bambini. Nonostante questo, Honda diresse altri sequel importanti come “Kingu Kongu Tai Gojira” (1962), dove Godzilla sfidava niente meno che King Kong, o l'epico "Kaijû Daisensô” (1965). Tra le sue pellicole più exploitation ricordiamo “Furankenshutain Tai Chitei Kaijû Baragon” (1965), dove il mostro di Frankenstein viene trasformato in un gigante in perfetto stile kaijû, “Kingu Kongu No Gyakushû” (1967), fantastico sequel della precedente king kong exploitation, nel quale il mostro della Rko si scontra nientemeno con un gigantesco robot dalle analoghe sembianze chiamato per l'appunto Mecha-Kongu; E alcuni eccellenti classici sf come “Chikyû Bôeigun” (“I Misteriani”) del 1957, “Bijo To Ekitaininger” (“Uomini H”) del 1958, “Kaitei Gunkan” (“Atragon”) del 1963 e – il stranamente anti-militarista - “Ido Zero Daisakusen” (“Latitudine Zero”) del 1968. Da sempre amico intimo di Akira Kurosawa, per il quale realizzò anche vari effetti speciali per film come “Kagemusha” 1980, “Ran” 1985, “Yume” (“Sogni”) 1990 e “Hachi-gatsu No kyôshikyoku” (“Rapsodia In Agosto”) 1991 e altri.




Sceneggiatura Takeshi Kimura
Produttore Tomoyuki Tanaka
Interpreti Akira Kubo Kumi Mizuno Kenji Sahara Hiroshi Koizumi Miki Yashiro Yoshio Tsuchiya Hiroshi Tachikawa
Fotografia Hajime Koizumi
Scenografia Effetti Speciali / Sfx: Eiji Tsuburaya
Montaggio Reiko Kaneko
Musiche Sadao Bekku
Produzione Toho Company

Ravenna Nightmare Film Festival - via Mura di Porta Serrata 13 - 48121 Ravenna (Italy) - Tel. e Fax +39.0544.201456
e-mail info@ravennanightmare.it
grifo.org